COPERTINA

STATUS: CONCLUSO

 

Il presente progetto si inserisce all’interno del bando per l’assegnazione dei contributi regionali a favore degli Enti gestori dei siti della rete Natura 2000 per interventi di contenimento/eradicazione delle specie vegetali aliene invasive di interesse unionale nei siti della rete Natura 2000.
Come area di intervento si è scelta la Zona speciale di conservazione (ZSC) “IT2040034 Valle d’Arigna e Ghiacciaio di Pizzo Coca”
Il Piano di gestione delIa ZSC IT2040034 “Valle d’Arigna e ghiacciaio di Pizzo Coca” indica infatti, fra le minacce per le specie floristiche e gli habitat di interesse conservazionistico, la presenza e l’espansione di specie esotiche fra cui la balsamina ghiandolosa (Impatiens glandulifera Royle). Tale specie si concentra soprattutto in corrispondenza degli habitat ripariali del Fiume Adda e del Torrente Armisa nella porzione più bassa della ZSC. 
La balsamina ghiandolosa è una pianta annuale, di origine himalayana, che colonizza ambienti ricchi di nutrienti (specie nitrofila), con una buona disponibilità idrica e in genere soggetti a qualche forma di perturbazione naturale o legata all'intervento antropico. Spesso colonizza aree ripariali, ma si può trovare anche in radure e ai margini dei boschi. La specie è in grado di diffondersi rapidamente e, grazie a una rapida crescita e un'efficiente strategia riproduttiva (capsule esplosive), riesce a costituire nuclei monospecifici nelle aree d'insediamento, escludendo la componente vegetale autoctona. 
Tra le metodologie per il contenimento di Impatiens glandulifera esaminate in letteratura l’estirpazione manuale risulta essere la tecnica più efficace (Cockel et al. 2014; Leblanc & Lavoie 2017). L’apparato radicale poco sviluppato consente infatti una facile estirpazione delle piante.
E’ stata quindi eseguita l’estirpazione manuale in due fasi annuali (estate e autunno), per due anni consecutivi, al fine di impedire la formazione e diffusione dei semi. La scarsa vitalità dei semi nel terreno (18 mesi) permette infatti, attraverso un programma biennale di controllo della specie, di ottenere soddisfacenti risultati di eradicazione.
Le azioni per il progetto di contenimento eseguito possono essere così riassunte:

  • monitoraggio preventivo per la valutazione dello stadio fenologico della pianta, mappatura delle popolazioni esistenti e dei nuovi nuclei;
  • formazione degli addetti alle operazioni di estirpazione, per il riconoscimento della specie;
  • estirpazione manuale delle piante, raccolta del materiale eradicato in sacchi e smaltimento dei residui vegetali;
  • monitoraggio finale per valutare i risultati delle operazioni di estirpo.

A tali azioni sono state affiancate azioni di comunicazione, per la condivisione dei risultati del progetto e della tematica delle specie alloctone invasive, rivolte in particolar modo alle categorie di soggetti operanti sul territorio (tecnici, enti territoriali, guardie ecologiche, protezione civile, operatori del verde, associazioni di volontariato).
 

SPECIE ESOTICHE INVASIVE

Lo spostamento di specie vegetali tra territori anche molto distanti tra loro è stato da sempre favorito, intenzionalmente o accidentalmente, dall’uomo. Talvolta con notevoli benefici socio-economici: basti pensare ad una dieta priva di patate, mais, pomodori, peperoni e zucche.
Può accedere, però, che alcune di queste specie esotiche (dette anche alloctone o aliene) si rivelino piante invasive, capaci di esercitare una concorrenza spietata verso le piante autoctone. Negli ultimi anni, insieme all’aumento dei flussi commerciali, questo fenomeno ha subito un incremento notevole, con pesanti ripercussioni sugli ecosistemi, sull’economia e sulla salute umana. 
I tassi di crescita delle invasioni biologiche sono esponenziali: il numero di specie esotiche è cresciuto negli ultimi 30 anni del 76% in Europa e addirittura del 96% in Italia. La crescente diffusione delle specie esotiche è generalizzata a livello mondiale senza che ci siano ancora segnali di rallentamento di questa crescita.
Molti studi hanno dimostrato come le specie esotiche invasive siano una delle principali cause di perdita di biodiversità, seconda solo alla distruzione degli habitat. Queste specie hanno inoltre un notevole impatto sociale ed economico, stimato in oltre 12 miliardi di euro annui nella sola Unione Europea. 
Le specie esotiche invasive possono causare l’estinzione di specie autoctone, possono alterare la composizione degli habitat che occupano, fino alla loro completa degradazione. Sono capaci di diffondersi rapidamente a scapito di quelle autoctone, e possono causare notevoli danni al comparto agricolo oppure modificare le dinamiche di erosione del suolo.
Possono inoltre avere notevoli impatti sanitari a causa della trasmissione di allergie o malattie attraverso i continenti sia all’uomo che alle altre specie animali e vegetali.
Vie di ingresso privilegiate sono porti, aeroporti e ferrovie, dove merci e persone possono fungere da vettori volontari o inconsapevoli. Un ruolo importante nella diffusione delle specie esotiche è inoltre giocato dal commercio di piante ornamentali e dai movimenti terra, insieme al rilascio negli habitat naturali da parte dei cittadini, che spesso ne sottovalutano le potenzialità di diffusione conseguente.
La conoscenza delle principali piante alloctone invasive diventa quindi fondamentale, per attuare azioni di prevenzione all’introduzione, monitoraggio ed eradicazione/controllo delle specie già presenti sul territorio.

Volantino illustrativo
 

Link utili:

Schede descrittive specie vegetali aliene

 

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