La flora
Il Sito è caratterizzato da una notevole diversità floristica, con la presenza di 147 specie di elevato interesse naturalistico, di cui 12 a rischio di estinzione in Italia, 10 riportate negli allegati IV e V della Direttiva Habitat e 100 elencate tra le specie a protezione rigorosa dalla LR 10/2008. Alcune specie sono esclusive della regione Insubrica (endemismi), come la Sanguisorba dodecandra, la bellissima Viola comollia, tipica degli ambienti detritici (macereti) dell’orizzonte nivale, tra i 2200 e i 2500 m di quota, la bianca Saxifraga vandellii, che forma piccoli cuscinetti sulle rupi calcaree, tra i 1250 e i 2600 m, e la rara androsace orobia (Androsace brevis), che cresce sulle pareti rocciose tra i 1700 e i 2700 m di quota. Altri stupendi fiori, tipici dell’ambiente alpino, osservabili all’interno del Sito, sono le ben 8 specie di genziana, con popolamenti di Gentiana alpina particolarmente consistenti in Val Lesina e nella Valle del Bitto di Gerola, e la stella alpina (Leontopodium alpinum), presente soprattutto in Val Lesina e in Val Belviso. Specie da rispettare e tutelare, per non aumentare il rischio di una loro rapida scomparsa.
La fauna
In rapporto alla notevole diversità dei suoi ambienti e alla complessità degli aspetti vegetazionali e floristici, la ZPS rappresenta un’area ideale anche per l’osservazione di numerose specie di fauna alpina. Nella fascia forestale, i boschi di conifere, con alberi spesso di grandi dimensioni, offrono rifugio a numerose specie di uccelli, alcune di notevole valore ecologico e conservazionistico, come il picchio nero, la civetta capogrosso e il gallo cedrone, il più grande rappresentante dell’ordine dei galliformi, cui appartiene anche il più comune fagiano di monte (o gallo forcello), tipico frequentatore delle aree arbustive al limite superiore del bosco che, in primavera, si aggrega in aree di canto e di accoppiamento storicamente note (arene). Una terza specie di galliforme, ampiamente distribuita nel Sito, specialmente in corrispondenza di zone con fitto sottobosco e presenza di piccoli ruscelli, ma dalle abitudini elusive e dalla colorazione mimetica e, pertanto, di non facile osservazione, è il francolino di monte. Tra i mammiferi che, con un po’ di fortuna, si possono incontrare nei boschi della ZPS, piuttosto comuni sono il capriolo e il cervo, mentre più rara, o comunque di più difficile rilevamento è la martora, piccolo mustelide che può essere confuso con la più comune faina. Ancora occasionale, nel Sito, è la presenza dell’orso e, ancor più, del lupo, grandi carnivori comunque in fase di espansione sulle Alpi lombarde. Salendo di quota e raggiungendo le praterie alpine, è facile osservare gruppi anche numerosi di camosci (soprattutto nelle valli Livrio, Venina, Malgina, Caronella e Belviso) e, nelle zone più rocciose lungo le creste di confine con la provincia di Bergamo, di stambecchi, reintrodotti sulle Orobie tra il 1987 e il 1990 e oggi presenti con una popolazione di oltre 1.000 individui. Facile, durante la stagione estiva, l’incontro anche con le marmotte, mentre occorre più fortuna per imbattersi nella coturnice delle Alpi, un galliforme che, purtroppo, ha subito, negli ultimi decenni, un certo declino, forse anche a causa della riduzione delle tradizionali pratiche agricole e di pascolo, da ricercare comunque soprattutto sui versanti prativi più assolati. Elementi faunistici meno noti, ma fondamentali per gli ecosistemi e le catene alimentari di cui fanno parte, sono gli anfibi, presenti nelle pozze degli alpeggi in quota con la rana temporaria, la salamandra nera e la salamandra pezzata, i rettili, con la natrice dal collare, piccola biscia d’acqua, l’aspide (Vipera aspis) e il marasso (Vipera berus) e i numerosi invertebrati, con specie anche di notevole interesse conservazionistico come, ad esempio, il cervo volante e alcuni carabidi. Alle quote più elevate gli incontri si fanno sempre più difficili ma, proprio per questo, è di grande soddisfazione l’avvistamento di una pernice bianca, del curioso ermellino o della più rara lepre bianca, tre specie caratterizzate dalla capacità di cambiare, con il corso delle stagioni, la colorazione del loro manto. In volo, al di sopra di tutti, può infine essere avvistata l’aquila reale, presente nella ZPS con un numero di coppie nidificanti variabile tra 10 e 20 e, occasionalmente, il più raro gipeto (Gypaetus barbatus), avvoltoio tornato a volteggiare nei cieli alpini grazie ad un riuscito programma pluriennale di reintroduzione. I laghi e i numerosi torrenti del Sito, caratterizzati da condizioni ancora di elevata naturalità, ospitano un ricco popolamento di pesci e di invertebrati, con specie obiettivo di conservazione, come la trota mormorata, il vairone, lo scazzone e il gambero di fiume.
Gli habitat
Il 91% della superficie della ZPS è coperto da habitat di interesse comunitario, come definiti dalla Direttiva Habitat, con una netta prevalenza di ambienti forestali, soprattutto boschi di conifere, sebbene alle quote inferiori siano presenti anche boschi di latifoglie, rappresentate soprattutto da faggete, foreste alluvionali di ontano, boschi misti di acero, tiglio e frassino (Tilio-Acerion), e boschi di castagno, relitti di antichi castagneti da frutto o da taglio. L’habitat forestale più rappresentato resta comunque la pecceta, foresta di abete rosso fitta e fortemente ombreggiata, spesso con un sottobosco di rododendro e mirtillo, che domina la fascia montana e quella submontana, al cui interno permangono anche ambienti aperti, come i nardeti, caratteristiche praterie delle aree soggette a pascolo e le praterie montane da fieno. Salendo di quota, la pecceta lascia il posto ai boschi di larice o misti di larice e abete rosso, a volte con il cembro, che riescono a colonizzare gli ambienti adatti fino al limite superiore della vegetazione arborea, cui seguono le lande alpine boreali, caratterizzate dalla presenza di arbusti nani, quali, ad esempio, l’azalea nana, il rododendro, il mirtillo e il ginepro nano. Al di sopra di questi habitat si collocano infine le praterie alpine, ambienti ben rappresentati in tutto il Sito che, alle quote superiori, entrano in contatto con gli habitat rocciosi e i ghiaioni. Gli unici ghiacciai ancora presenti sulle Orobie si trovano in Val d’Arigna e in Val Venina, al di sopra dei 2500 m.