Natura

Valle del Bitto di Albaredo

La Valle del Bitto di Albaredo si estende sul versante orobico a partire dalla confluenza con la Val Gerola fino al Passo San Marco.

Fin dall’antichità la Valle di Albaredo è stata testimonianza della comunicazione e dello scambio di merci tra i due versanti opposti delle Orobie: quello valtellinese e quello bergamasco. La via storica più diretta: la Via Priula è stata realizzata tra il 1592 e 1593 voluta dalla Repubblica di Venezia per evitare le dogane del Ducato di Milano con il fine di non pagare dazi. La strada rimaneva aperta tutto l’anno e i lavori di manutenzione erano affidati al cosi detto “rottiere”. La Via venne utilizzata fino al 1815 quando con l’annessione della Valtellina alla Lombardia per il suo ruolo.

All’inizio degli anni ‘60 gli amministratori della Val Brembana iniziarono la costruzione di un’altra strada moderna che ripristinasse il collegamento con la Valtellina. La strada del Passo S. Marco, che oggi tutti conosciamo non rispecchia il percorso originario della via Priula che rimane un suggestivo e storico itinerario per camminare su passi degli antichi viandanti.

Ma la Via Priula non è l’unica testimonianza che le popolazioni passate hanno lasciato in valle:

L'abete monumentale: a dimostrazione della cura che hanno dedicato ai boschi, in località Vesenda Bassa nella valle di Albaredo possiamo ammirare “L’Avéz di Visénda”, si tratta di un abete bianco di 39 m di altezza, con un diametro di 5,75 m e l’età stimata è di 300/350 anni.

La produzione di carbone: negli anni ’50 era molto diffusa la produzione di carpone a partire dalla legna. Si formava una cupola con dei tronchi chiamato “puiàt” con un buco al centro per permettere lo sfiato d’aria e il tutto veniva coperto da terra, strame e foglie e la cottura avveniva uniformemente per alcuni giorni

Nella valle sono presenti i segni di antiche civiltà pastorali che si sono sviluppate intorno all’allevamento del bestiame ed alla trasformazione del latte in prodotti caratteristici come il Bitto prodotto negli alpeggi e il Matüsc prodotto invece nei maggenghi.

 

Fonti: Alpi Orobie Valtellinesi, montagne da conoscere, a cura di Guido Combi