Natura

La Val Venina si estende nel territorio di Piateda e si ramifica in quattro valli più piccole, ciascuna con proprie specificità: la Val Venina, la Val d’Ambria, nel ramo occidentale; la Val Caronno, o di Scais, e la Val Vedello, nel ramo orientale.

Il toponimo “Venina” deriva dalla parola “vena”, ossia “vena del ferro” perché dal Medioevo (e fino a circa la metà dell’800) in queste zone si estraeva il ferro. Ancora oggi possiamo trovare importanti resti di quella attività.

La valle è stata, fin dai primi anni del 1900protagonista nello sviluppo dell’industria dell’energia idroelettrica, con la Centrale di Boffetto del 1909, cui seguirono le centrali Venina e la centrale di Vedello. Nel 1920 là dove sorgeva un antico lago di origine glaciale, inizia la realizzazione della diga di Venina, che terminerà 3 anni più tardi. Si tratta di un’opera la cui struttura, ad archi multipli con generatrici verticali, unica al mondo, compromesso tra la diga ad arco e quella a gravità.

Vi si trovano alcune delle cime più elevate della catena, tra cui il Pizzo Redorta (3038 metri) e la punta di Scais (3038), il paradiso degli alpinisti.

La Val Venina si raggiunge imboccando la strada che da Piateda conduce a Vedello fino al bivio tra i due rami: a sinistra Agneda e la Val Caronno, a destra Ambria. L’abitato di Agneda porta ancora i segni degli antichi fasti con la chiesa di Sant’Agostino che conserva un dipinto di Cipriano Valorsa. Superato il paese si arriva prima al lago artificiale di Scais quindi all’Alpe Caronno tra resti di forni e ingressi di miniere. Ambria ha molti motivi d’interesse storico-architettonico, tra cui la chiesa di San Gregorio, edificata nel 1615 su strutture molto più antiche. Da Ambria si raggiungono il lago di Zappello e la Val Venina vera e propria con i suoi itinerari per escursionisti e alpinisti e con l’imponente diga.